Stalin
Josif Vissarionovic Dugashvili, il cui vero nome era Ioseb Jughashvili, detto Stalin (in russo "l'uomo d'acciaio") nacque a Gorj, nei pressi di Tiblisi (Georgia) il 21 dicembre 1879, da Visarion Ivanovic Zhugashvili (1850 - 1890?) e da Ekaterina Gheorghievna Cheladze (1858 - 1937).
Come il nonno, il padre era stato bracciante e ciabattino, la madre invece lavorava come lavandaia. Il piccolo Josif, terzo di tre figli, due dei quali morti in tenera età, trascorse un'infanzia di estrema povertà, sottoposto alle continue violenze del padre alcolizzato.
Nel 1888 entrò nella scuola religiosa di Gorj, che terminò brillantemente nel 1894. Nello stesso anno si iscrisse al seminario teologico ortodosso di Tiblisi, grazie ad una borsa di studio. In quel periodo entrò in contatto con i deportati politici e iniziò a conoscere le teorie socialiste.
Nel 1898 aderì al movimento marxista clandestino di Tiblisi, iniziando un'intensa attività politica di propaganda e di preparazione insurrezionale, con lo pseudonimo di Koba (dal protagonista di un romanzo di Karbegi).
Venne arrestato per la prima volta nel 1900 dalla polizia zarista. Si trasferì a Batumi, dove venne di nuovo arrestato e deportato in Siberia con una condanna di tre anni. Fuggito nel 1904, tornò a Tiblisi e partecipò alla formazione dei primi soviet di operai e contadini, dimostrando notevoli capacità organizzative.
Nel novembre 1905, dopo aver pubblicato il suo primo saggio
A proposito dei dissensi nel partito
, divenne direttore del periodico
Notiziario dei lavoratori caucasici
. In Finlandia, alla conferenza bolscevica di Tampere, incontrò per la prima volta Lenin.
Andò a Baku (Azerbaijan) per partecipare agli scioperi del 1908, ma venne arrestato e rimandato in Siberia.
Dopo una breve fuga fu nuovamente catturato e internato a Kurejka, ove rimase fino al marzo 1917.
Nei brevi periodi di attività clandestina riuscì ad imporre la sua personalità, arrivando a far parte del Comitato centrale del partito (1912); in quello stesso anno assunse lo pseudonimo di "Stalin".
Dopo l'abbattimento dello zar, Stalin, insieme a Kamenev e a Murianov, assunse la direzione della Pravda, appoggiando il Governo provvisorio, ma la loro linea fu sconfessata dalle Tesi di aprile di Lenin.
Durante il periodo della rivoluzione d'ottobre non ricoprì alcun ruolo di rilievo nella presa del potere da parte dei bolscevichi e solo il 9 novembre 1917 entrò a far parte del nuovo governo con l'incarico di occuparsi degli affari delle minoranze etniche.
Nell'aprile del 1918 fu nominato plenipotenziario per i negoziati con l'Ucraina e nella guerra civile incaricato di occuparsi del fronte di Tsaritsyn (Volgograd) e, successivamente, di quello degli Urali, mostrando coraggio ma anche presunzione ed insensibilità nei rapporti umani. La sua personalità sollevò le esplicite riserve di Lenin, il quale lo accusò di privilegiare le ambizioni personali rispetto all'interesse generale del movimento (si veda capitolo
Il testamento di Lenin
).
Nel 1919 fu nominato commissario dell'Ispettorato operaio e contadino.
Eletto nel 1922 segretario generale del Comitato centrale, Stalin, con Zinovev e Kamenev (la troika), seppe trasformare questa carica, di scarso rilievo politico all'origine, in un formidabile mezzo per affermare il suo potere personale all'interno del partito dopo la morte di Lenin (1924).
In contrapposizione alla "rivoluzione permanente" di Lev Trotzkij, Stalin sosteneva la teoria del "socialismo in un Paese solo" che trionfò nel 1927 quando il Comitato centrale del partito isolò i trotzkisti, ai quali avevano finito per associarsi anche Kamenev e Zinovev.
Nello stesso anno proclamò la sua teoria del social-fascismo, secondo la quale fascismo e socialdemocrazia erano praticamente la stessa cosa. Questa teoria fu il pretesto per deportare o arrestare tutti i membri delle organizzazioni socialdemocratiche (di cui i bolscevichi erano un tempo stati parte).
L'era di Stalin iniziò nel 1928, quando trasformò il potere in dittatura. Egli sconfisse l'opposizione del gruppo guidato da Bucharin, Tomskij e Rikov, e pose fine violentemente alla NEP voluta da Lenin, introducendo la collettivizzazione forzata dell'agricoltura. Le aziende contadine individuali del ceto medio contadino (i Kulaki), che rappresentavano il settore più evoluto e produttivo del paese, vennero trasformate in enormi aziende collettive: i Kolkots. Tale azione fu una delle più sanguinarie dello stalinismo.
Il primo piano quinquennale (1928-32) ed il secondo (1933-1937) furono dedicati allo sviluppo forzato dell'industria pesante, con le massicce importazioni di macchinari e la formazione di nuovi agglomerati urbani per ospitare gli operai. La produzione aumentò fino al 120%, la Russia divenne una grande potenza industriale al prezzo di un ferreo autoritarismo.
Stalin seppe suscitare nel popolo un clima di grande entusismo ideologico, fu famoso il caso di un minatore del bacino del Don, Aleksei Grigorievich Stakhanov (1906-1977), diventato celebre per aver estratto in un solo turno di lavoro, insieme alla sua squadra, una quantità di carbone superiore di ben 14 volte a quella normale: ciò dette origine ad un movimento di massa che prese il nome di "stacanovismo".
L'ossessivo timore di complotti e di moti reazionari scatenò le terribili
"purghe" degli anni Trenta
che videro la condanna a morte o a lunghi anni di carcere di quasi tutta la vecchia guardia bolscevica. Nella sua lotta per il potere, Stalin rivelò una spietatezza senza eguali. Dette sempre maggiori poteri alla polizia politica che represse ferocemente ogni sospetto di dissenso, imprigionando milioni di persone nel Gulag ("Direzione principale dei campi di lavoro correttivi").
Dal 1937 al 1939, nel periodo del "Grande terrore", furono fucilatitre dei conque marescialli (Tuchacevskij ed Egorov inclusi), 13 dei 15 comandanti delle Armate, 8 dei 9 ammiragli, 98 dei 108 membri del Supremo Consiglio militare del paese e più di 44.000 ufficiali.
Una lettera inviata a Kamenev nel 1923 dice tutto sulla sua assoluta mancanza di scrupoli:
"scegliere la vittima, preparare il colpo con cura, sferrarlo fulmineamente, e poi andarsene a letto: non c'è niente di più dolce al mondo"
.
Il totale delle esecuzioni politiche tra il 1930 ed il 1953, fu, secondo il KGB, di 786.098, ma stime più realistiche parlano di milioni di vittime.
Uno storico russo scrisse: "
Mai il corpo ufficiali di un qualunque esercito ha sofferto perdite tali in guerra come l'esercito sovietico in tempo di pace
".
All'inizio della seconda guerra mondiale Stalin arrivò ad un'alleanza, nella forma di 'patto di non aggressione' con la Germania nazista (patto Ribbentropp-Molotov) che stabiliva la spartizione della Polonia, ma con il successivo tradimento del patto da parte di Hitler, la Russia entrò ufficialmente in guerra contro il nazismo (1941-1945). Dopo l'assedio di Leningrado e la battaglia di Stalingrado, l'Unione Sovietica, facendo appello alla "grande guerra patriottica", fu in grado di respingere e ricacciare le armate naziste fino a Berlino.
La vittoria nella seconda guerra mondiale portò a Stalin una grande popolarità come diplomatico e salvatore della patria: fu stimato da Franklin Roosevelt ma assai meno da Winston Churchill, con i quali fu definita, nell'incortro di Yalta, la spartizione della Germania.
Dopo la guerra impose il sistema stalinista ai paesi dell'Europa orientale, accentuando il carattere dispotico del suo dominio.
Stalin morì a Mosca il 5 marzo 1953.
Tre anni dopo, al XX Congresso del PCUS, il suo successore, Nikita Khrucev, denunciò i crimini da lui commessi contro gli altri membri del partito dando il via al processo di "destalinizzazione" dell' Urss. Molti dei suoi perseguitati vennero riabilitati.