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Alexandra Kollontai

Alexandra Kollontai Alexandra Mikhailovna Kollontai nacque a S.Pietroburgo il 31 marzo 1872, da Mikhail Domontovich, generale dell'esercito zarista, e da Alexandra Masalin-Mravinsky, figlia di un ricco commerciante finlandese di legname.
Aderì al movimento socialdemocratico in Svizzera, ove era stata mandata a studiare, ma rimase neutrale quando si verificò la scissione dello stesso tra menscevichi e bolscevichi nel 1903; in seguito scelse la corrente menscevica.
Visse molti anni in esilio, dove fu attiva come scrittrice e oratrice in Germania, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia ed America: tra le sue opere si ricorda il romanzo "Amore rosso".
Nel 1914 si unì ai bolscevichi e nell'agosto 1917 fu eletta al Comitato centrale del partito. Dopo la rivoluzione d'Ottobre venne nominata Commissario del popolo per il benessere sociale.
Fu la donna più illustre del governo bolscevico e nel 1919 fondò lo Zhenotdel o "Reparto delle donne". Questa organizzazione si impegnò a migliorare la qualità della vita delle donne in Unione Sovietica, promuovendo la lotta contro l'analfabetismo ed in favore dei diritti civili. Lo Zhenotdel fu chiuso nel 1930 ma, in seguito, verrà ricordato come il movimento ideatore del femminismo.
La Kollontai svolse una decisa attività critica interna al partito, arrivando a formare con il suo amico, Alexander Shlyapnikov, una fazione conosciuta come "L'opposizione degli operai", favorevole all'indipendenza dei sindacati. Fu autrice di gran parte della legislazione sociale della repubblica sovietica.
Quando Lenin riuscì a sciogliere "L'opposizione degli operai", Alexandra Kollontai si defilò dalle cariche principali della politica.
Grazie alle sue conoscenze linguistiche, all'inizio degli anni '20, occupò vari incarichi diplomatici. Nel 1923 fu nominata ambasciatrice in Norvegia: fu la prima donna al mondo a ricoprire quel ruolo.
Stalin la inviò all'estero per allontanarla dalla vita politica sovietica, in questo modo però fu uno dei pochi "vecchi bolscevichi" che potè sfuggire alle grandi purghe degli anni trenta (definite come "l'eliminazione dei fogli inceppati").
Successivamente divenne ambasciatore in Messico ed in Svezia, e membro della delegazione sovietica alla Lega delle Nazioni.
Durante la seconda guerra mondiale, la sua ambasciata a Stoccolma fu accusata di ostacolare le trattative tedesco-sovietiche, ma ciò non fu mai provato.
Nel 1944 condusse i negoziati per l'armistizio finnico-sovietico.
La Kollontai ebbe poca influenza nella politica durante gli anni passati all'estero, le sue istanze sociali vennero puntualmente ignorate dal governo staliniano, tuttavia si fece promotrice dell'amore libero, credendo che il socialismo, per emancipare le donne sfruttate ed oppresse dalle vecchie disuguaglianze borghesi, potesse portare ad un cambiamento radicale negli atteggiamenti bigotti della società russa nei confronti della sessualità.
Alexandra Kollontai morì a Mosca il 9 marzo 1952.
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