La Pravda
Il primo numero della
Pravda
(in russo
Verità
) fu pubblicato a Vienna il 3 ottobre 1908 sotto la direzione di Leon Trotzkij. Il giornale, organo del movimento sociademocratico, si rivolgeva ai lavoratori russi ed ebbe sede all'estero per evitare la censura del governo zarista.
Il primo staff editoriale era formato, oltre che da Trotzkij, da Victor Kopp, Adolf Joffe e Matvey Skobelev. Questi ultimi due, discendenti da famiglie benestanti, erano i finanziatori del progetto.
Quando il partito laburista socialdemocratico russo si divise in più fazioni, il quotidiano provò in ogni modo a rappresentare un punto di incontro tra le correnti interne, evitando che la redazione parteggiasse per l'uno o l'altro gruppo.
Per il suo linguaggio vivace e comprensibile, la Pravda, introdotta clandestinamente in Russia, divenne molto popolare. Nel gennaio 1910 il comitato centrale del partito in riunione plenaria, votò il finanziamento del giornale che divenne l'organo ufficiale del partito. Nel tentativo di ricomporre il dissidio interno tra le fazioni, Lev Kamenev, membro principale della fazione bolscevica, fu chiamato alla collaborazione editoriale del giornale, ma, pochi mesi dopo (agosto 1910), essendo fallita la riconciliazione, si ritirò dall'incarico.
Nel dicembre 1910 i bolscevichi iniziarono a pubblicare a Pietroburgo un settimanale, lo Zvezda, che due anni più tardi divenne trisettimanale. Nella necessità di avere un quotidiano, su iniziativa degli operai di San Pietroburgo e per impulso di Lenin, la Pravda divenne l'organo di stampa del neonato partito bolscevico.
Nello stesso giorno (22 aprile 1912) in cui la Pravda di Trotzkij cessò le pubblicazioni uscì a S.Pietroburgo il primo numero della nuova Pravda dei bolscevichi, pubblicato legalmente sotto la rigida censura del governo.
In una lettera dell'aprile 1913 indirizzata a Nikolay Chkheidze, Trotzkij confessò la sua amarezza per essere stato usurpato del nome del suo giornale dai bolscevichi; questo documento fu usato nel 1924 per dipingere Trotzkij come nemico di Lenin e della rivoluzione.
Contrariamente alla vecchia Pravda, pubblicata per gli operai da un piccolo gruppo di intellettuali ricchi, la nuova Pravda bolscevica era finanziata dai contributi degli operai stessi.
Nel primo anno di esercizio contro la redazione della Pravda furono intentate 36 azioni giudiziarie, le condanne per il mancato pagamento delle multe arrivarono a 47 mesi di carcere. Quarantuno numeri furono sequestrati.
Tra il 1912 e il 1914, il giornale fu chiuso per otto volte dal governo zarista ma riapparve ogni volta sotto altri nomi:
Rabochaya Pravda
(Verità dell'operaio),
Severnaya Pravda
(Verità nordica),
Pravda Truda
(Verità del lavoro),
Za Pravdu
(Per verità),
Proletarskaya Pravda
(Verità proletaria),
Put Pravdy
(Il senso della verità),
Rabochy
(L'operaio),
Trudovaya Pravda
(Verità del lavoro). Complessivamente uscirono 636 numeri.
La tiratura oscillava fra le 20.000 e 60.000 copie al giorno. Ogni anno riportava oltre 11.000 articoli dei suoi corrispondenti.
Essendo in esilio Lenin non potè avere la responsabilità diretta della Pravda, che fu affidata a Vyacheslav Molotov. In seguito si alternarono alla sua guida altri esponenti bolscevici (compreso Joseph Stalin). Il continuo avvicendameno dei responsabili del giornale serviva ad evitare il blocco del giornale in caso di arresto del direttore in carica.
Poiché la sede del quotidiano era sottoposta ad ispezioni continue da parte della polizia, la direzione nominava dei "redattori nominali" (circa 40), dei prestanome, in genere operai, che servivano a coprire l'attività dei veri redattori, che avevano così la possibilità di continuare la lotta politica, anche quando i primi venivano arrestati.
Dal dicembre 1912 all'ottobre 1913 la Pravda divenne il terreno di scontro tra Lenin e i delegati bolscevichi della Duma, che provavano a ricomporre la rottura con i menscevichi.
Nel gennaio 1914 Kamenev rientrò a San Pietroburgo per assumere la direzione della Pravda e la guida dei bolscevichi nella Duma, ma allo scoppio della prima guerra mondiale (luglio 1914) il giornale chiuse e potè riaprire solo dopo la caduta dello Zar (febbraio 1917).
Inizialmente i nuovi direttori, nel 1917, furono Molotov e Alexander Shlyapnikov che si schierarono subito all'opposizione del governo provvisorio russo, ma quando Kamenev, Stalin e Muranov rientrariono dall'esilio (12 marzo 1917) spodestarono i precedenti redattori, assumendo la direzione del giornale.
La Pravda di Kamenev e Stalin ebbe un'atteggiamento più conciliante verso il del governo provvisorio, arrivando a giustificare lo sforzo della guerra ed a proporre un congresso di unificazione con l'ala internazionalista dei menscevichi.
Quando Lenin ritornò in Russia con Zinov'ev, nelle sue
Tesi d'aprile
(pubblicate proprio attraverso la Pravda), condannò fortemente le tendenze filogovernative del giornale. Kamenev contrastò sulle colonne del quotidiano le posizioni di Lenin, ma queste prevalsero al congresso del partito. Da quel momento il quotidiano seguì la linea editoriale di Lenin, divenendo la voce del partito bolscevico.
Il 5 luglio 1917 gli uffici del giornale furono distrutti da gruppi di Cadetti e di Cosacchi.
Dopo le "giornate di luglio" la Pravda, sotto la guida di Stalin (mentre Lenin si dedicava all'azione politica clandestina) cambiò più volte nome ( Listok Pravdy, Proletary, Rabocij, Rabocij Put' ) per sfuggire alla chiusura ordinata in più riprese dal governo provvisorio.
Dopo la rivoluzione d'Ottobre La Pravda potè riprendere il suo vecchio nome e divenire l'organo del Comitato centrale del partito bolscevico.
Nel periodo in cui vi collaborarono Lenin, Stalin, Molotov e Kalinin, da media giornaliera di100.000 copie la tiratura, nel girio di alcuni mesi, salì a circa 2.000.000 copie.
Gli uffici del giornale si spostarono a Mosca, quando la città divenne la nuova capitale dello Stato sovietico (3 marzo 1918).
Dopo la morte di Lenin la Pravda fu utilizzata da Nikolai Bukharin per diffondere le sue idee di di teorico marxista. La sua reputazione ne uscì grandemente accresciuta.
Senza più opposizione la Pravda divenne l'organo del Partito Comunista Sovietico, incaricato degli annunci ufficiali degli organi politici.Oltre a proporre un'analisi marxista degli eventi, si trasformò quindi nell'unica fonte di notizie disponibile.
Il suo abbonamento divenne obbligatorio per le aziende, le forze armate ed altre organizzazioni.
Anche se altri giornali affiancarono la Pravda (come l'
Izvestia
organo del Soviet supremo, il
Trud
organo del movimento del sindacato,
Komsomolskaya Pravda
organo dell'organizzazione Komsomol,
Pionerskaya Pravda
organo dei giovani pionieri), essa estese il suo ruolo fornendo per l'intera nazione un servizio di notizie che si estendeva dalle notizie interne e le cronache di vita quotidiana ai grandi avvenimenti internazionali. Fu il solo quotidiano dell'URSS ad essere pubblicato in 42 città tutti i giorni della settimana.
Dopo la morte di Stalin (1953) Nikita Krushchev usò la sua alleanza con il redattore capo della Pravda, Dmitry Shepilov, per guadagnare consensi nella lotta contro il Primo ministro Georgy Malenkov per la segreteria del partito.
Il quotidiano raggiunse la massima notorietà nel mondo occidentale durante la Guerra fredda, tuttavia finì per cedere sempre più alla propaganda ed alle distorsioni della realtà, divenendo all'estero, per la discordanza tra il suo titolo e i contenuti, oggetto di ironia popolare.
Nell'agosto del 1991, per aver fiancheggiato un tentatativo di golpe contro Gorbacev, venne sospesa la sua pubblicazione, ripresa in seguito con alcune modifiche nella testata.
Dopo lo scioglimento dell'Unione sovietica, la Pravda, ceduta a vari imprenditori privati, decadde inesorabilmente e fu costretta più volte a sospendere le sue pubblicazioni.